INTRODUZIONE ALL'ANALISI DEL FILM
Analisi del film e storia delle forme cinematografiche
Analizzare un film significa anche inserirlo in un contesto, in una storia. Ogni film - al pari di un romanzo, di un’opera pittorica o teatrale – si inserisce in correnti, tendenze, movimenti socio-culturali oppure vi si ispira a posteriori. Il cinema moderno di Godard o Wenders, per citarne alcuni, è un cinema di cinofili che inseriscono continuamente porzioni di “storia del cinema” nei loro film, attraverso citazioni e parodie; ma anche i cineasti della Hollywood classica conoscevano molto bene i loro predecessori (e rendevano spesso omaggio al cinema russo degli anni ’20, al cinema espressionista ecc.).Quando ci si appresta ad analizzare un film, bisogna tenere presente che un film non può essere isolato dal contesto: esso appartiene all’epoca in cui è stato realizzato; fa parte di un movimento; si rifà ad una tradizione. Tracciamo ora a grandi linee la storia dei diversi movimenti e delle diverse tradizioni:
Molti studiosi attribuiscono questa discontinuità narrativa al fatto che i modelli dei cineasti del tempo non erano il romanzo del XIX° secolo o il teatro classico, bensì il vaudeville, il fumetto, la lanterna magica, il circo ed il teatro popolare.
I film sovietici degli anni ’20 rompono quella linearità e quella trasparenza del cinema hollywoodiano; si hanno così film frammentari ed astratti, con contenuti fortemente simbolici. Le azioni non hanno tempi precisi (come la scena della “Scalinata di Odessa”), e gli ambienti non sono facilmente ricostruibili. Ciò che interessava ai cosiddetti formalisti russi era la “produzione del senso”: ed il montaggio veniva proprio visto come il meccanismo per produrre il senso.
Tutti questi movimenti estetici si sono esauriti molto rapidamente. Tuttavia, la loro eredità è ben presente in tutto il cinema successivo fino ai giorni nostri (Hitchcock, Ford, Godard, Wenders…). Uno dei compiti dell’analista è quello di rintracciare questi elementi: dove sono, in che forma, in che misura, quanto condizionano il film e come lo condizionano.
Alcuni strumenti narratologici
Il fatto che un film possa mostrarci o farci sentire in un modo non diretto bensì mediato (dall’Istanza Narrante), non significa ancora che si possa parlare al suo riguardo di narrazione. Perché ciò accada, è necessario che il film dimostri di poter manipolare il tempo e lo spazio della storia e quello di regolare il normale flusso delle informazioni diegetiche (diegesi = tutto ciò che fa parte del racconto) nella stessa maniera in cui è possibile in un racconto e in un romanzo.
Vediamo due esempi: Viaggio attraverso l’impossibile (di Georges Méliès). Si narra di un gruppo di esploratori che decide di andare a dare un’occhiata al sole; così intraprendono il viaggio su una sorta di treno volante. Le prime scene mostrano i preparativi, la partenza e l’inizio del viaggio: la storia sembrerebbe raccontarsi da sola, con la macchina da presa che si limita a riprendere gli avvenimenti. Ma, ad un certo punto, l’occhio della M.d.P. decide di abbandonare il treno in volo per mostrarci il Sole, ancora tranquillo ed ignaro dell’imminente visita. E solamente dopo alcuni secondi il treno arriverà infilandosi nella bocca del Sole. Cosa è successo? Abbandonando quello che fino a quel momento era il vettore narrante della vicenda (il treno), il film costruisce un prima ed un altrove dando origine ad un tempo ed uno spazio non determinati dall’azione bensì dalla manipolazione di un’istanza superiore.
Un’altra caratteristica del racconto è quella di poter manipolare il flusso delle informazioni diegetiche del lettore in modo che egli ne sappia di più o di meno dei personaggi stessi. Ed il cinema? Anche in questo caso prendiamo un film: Giovane ed innocente (di Alfred Hitchcock): Robert è ingiustamente accusato di omicidio; la sua unica possibilità di salvezza è quella di scovare l’assassino che egli è sicuro sia presente ad una festa. Tutto ciò che sa dell’assassino è che ha un tic all’occhio destro; anche lo spettatore ha in precedenza visto l’assassino, ma ora non può riconoscerlo perché è travestito da batterista di colore. Ma ecco che una istanza superiore fa avvicinare la M.d.P. al batterista fino a mostrare il tic nervoso: ora lo spettatore sa quello che il personaggio ignora. La suspense cambia perché lo spettatore non si domanderà più “dov’è l’assassino?”, bensì “ce la farà Robert a scoprire quello che io già so?”.
La narrazione cinematografica è tale quando anch’essa, come accade in un romanzo, costruisce il proprio operare sui principi della selezione e della combinazione. Ogni racconto, infatti, non narra mai tutto il suo mondo diegetico, ma solo dei frammenti (selezione) disposti in un certo ordine (combinazione). Ad esempio, un film che narra la vita di un uomo dalla vita fino alla morte, durata 70 anni, non durerà anch’esso 70 anni, ma solo un paio d’ore. Del lungo periodo diegetico ci mostrerà solo i momenti più significativi. Tale operazione di selezione e di combinazione è perfettamente osservabile in Quarto potere di Welles: il regista seleziona i momenti più significativi della vita di Kane, e fa cominciare il film non con la sua nascita bensì con la sua morte.
Analizzare/Interpretare
Descrivere un film, raccontarlo, significa già interpretarlo: infatti l’analisi procede attraverso un’operazione di ricostruzione del film dopo averlo adeguatamente scomposto. Umberto Eco sottolinea l’importanza di definire anche i limiti dell’interpretazione. Vediamoli nel dettaglio:
1) Interpretazione semantica / interpretazione critica: si tratta di due atteggiamenti che distinguono il lettore dall’analista. L’interpretazione semantica, infatti, rimanda ai procedimenti tramite cui il lettore dà senso a ciò che legge o a ciò che vede e sente nel caso di un film; l’interpretazione critica rimanda invece all’atteggiamento dell’analista, che studia come e perché il testo letterario o filmico produce senso (cerca cioè connessioni tra ciò che si esprime ed il “come si esprime”).
2) Interpretare / utilizzare: un film può essere “utilizzato” dall’analista invece che interpretato. Nel senso che ci si può servire di un film per scrivere un saggio sull’autore, un pezzo di storia del cinema, un libro sui generi cinematografici ecc. Oppure possiamo utilizzarlo per descrivere i lineamenti di un movimento estetico, per ricostruire il quadro di un’epoca o di una società. Qui si parla di “utilizzazione” e non di “interpretazione” per il semplice fatto che ciò che ne ricaviamo deriva da quanto vede l’analista piuttosto che da quanto dice il film.
3) Testo / autore / lettore: se ci interroghiamo su una questione cruciale, derivante da quanto detto sopra, e cioè “da dove viene il senso prodotto dall’analisi del film?”, ne ricaviamo tre possibili risposte:
Tutti sono d’accordo nel dire che ogni testo può scaturire molteplici interpretazioni; ma è altrettanto importante sapere se questa pluralità di interpretazioni è voluta dall’autore (che avrebbe concepito un’opera aperta e simbolica), prodotta da un testo che per sua natura si apre a più interpretazioni (senza che l’autore lo abbia concepito come tale) o generata dall’attività interpretativa dell’analista (che proietta la propria soggettività sull’oggetto d’analisi). A nostro modo di vedere, è più probabile che i sensi colti dall’analisi di un film abbiano origini il più delle volte miste.
Ogni film è un prodotto cultura e, in quanto tale, non è separabile dagli altri settori d’attività della società che lo produce. Per comprendere adeguatamente la produzione cinematografica di un dato periodo in un dato paese, bisogna farsi un po’ economisti, storici,sociologi ecc. Tornando ad Eco, egli afferma che si possono utilizzare i film per analizzare la società: tuttavia, a noi interessa di più interrogare un film in quanto contiene un insieme di elementi che rimandano alla società reale in cui si colloca.
Il fatto che si tratti di un film storico o di fantascienza non cambia nulla. Un film storico che rimane fedele alla storia reale di un’epoca o di una civiltà può essere una testimonianza ovvia; ma anche gli extraterrestri di un film di fantascienza degli anni ’50 può nascondere elementi (neanche troppo latenti) di carattere sociale e storico: pensiamo a film quali L’invasione degli ultracorpi, La guerra dei mondi o La cosa da un altro mondo; tutte pellicole che evidenziavano i timori e le angosce legati alla guerra fredda.
In ogni film, al di là del suo progetto – che può essere “descrivere”, “distrarre”, “criticare”, “denunciare” ecc. – la società non viene mai mostrata, bensì viene messa in scena: il film opera delle scelte, organizza gli elementi, ritaglia nel reale e nell’immaginario, costruisce un mondo possibile che intrattiene col mondo reale relazioni complesse. Un film è un punto di vista su questo o quell’aspetto del mondo a lui contemporaneo. Quindi un film svolge sempre una funzione nella società che lo produce: testimonia il reale; propone spunti di riflessione; agisce sulla mentalità; regola o fa dimenticare tensioni e via dicendo.
Ci sono almeno 2 trappole nelle quali l’analista può cadere:
Pensando alla produzione di significati simbolici, possiamo individuare tre classi di film:
Quindi l’analista, in ognuno dei casi, deve procedere con cautela, poiché l’approccio simbolico è giustificato ma non sempre allo stesso modo.
L’analisi in pratica
Vediamo, in una serie di punti, ciò che bisogna considerare nell’analisi del testo filmico:
Facciamo un esempio preso da una scena di Rebecca, la prima moglie (di Alfred Hitchcock):
Visita nella camera di Rebecca à durata della scena: 6’ 10” à inquadrature: 36
Dopo la strana visita di Jack Favell, cugino e amante di Rebecca, la nostra eroina, spinta dalla curiosità, penetra “clandestinamente” nella camera di Rebecca che non aveva mai visto [continua]…
3° passo: descrizione delle inquadrature più importanti
Le quattro inquadrature iniziali mostrano la giovane donna che sale timidamente le scale e si avvicina alla camera di Rebecca. Atmosfera di suspense. (segue scala dei campi e dei piani).
4° passo: stesura della sceneggiatura desunta
La pagina è divisa in due come nella tipica sceneggiatura all’italiana. Sulla colonna di sinistra trovano posto le indicazioni tecniche relative al visivo, sulla colonna di destra quelle relative al sonoro.
5° passo: analisi degli aspetti della sequenza
Si tratta di osservare ed analizzare alcune componenti importanti:
Analizzare un intero film: Rebecca, la prima moglie
Quando ci si appresta ad analizzare un intero film, sono sostanzialmente 3 le domande alle quali si cerca di rispondere: 1) Quanto dura complessivamente il film? 2) Si possono distinguere della parti e delle sotto-parti? 3) Quanto tempo durano le singole parti?
Cerchiamo di creare una griglia che possa servire da guida per l’analisi di un film, in questo caso Rebecca, la prima moglie di Alfred Hitchcock:
Riassunto del Film
Una giovane donna rievoca l’incontro con il proprio marito ed i mesi successivi al loro matrimonio, trascorsi in Inghilterra. Rebecca, prima moglie di Maxim, è morta annegata un anno prima. Mrs. Danvers, la governante, continua a mantenere vivo il ricordo di Rebecca, non ammettendone la scomparsa. Così la donna non accetta la presenza della nuova moglie e cerca di sbarazzarsene. […]
Segmentazione del film in grandi atti
I criteri che consentono di segmentare il film sono:
Non tutte le dissolvenze indicano il passaggio da un atto all’altro. I criteri di segmentazione non sono rigidi e differiscono da un film all’altro. Ciò che è richiesto all’analista è una buona intuizione.
Segmentazione del film
1 prologo – 5 grandi movimenti di durata praticamente uguale – 1 epilogo
Segue la descrizione particolareggiata della durata di ogni elemento (per esempio: Atto II: 22’ – arrivo a Manderley. Primo giorno e prima serata; primo contatto con la governante e successive “gaffe”della giovane sposa; disagio crescente nel nucleo familiare;
Analisi delle sequenze
Quanto detto per l’intero film, vale anche per la singola sequenza: infatti, ogni sequenza può possedere numerose sotto-sequenze, principali o secondarie.
Analisi del dispositivo narrativo
Viene osservato il film nella sua globalità. Come inizia, quali elementi mette in risalto, quali strategie sceglie (voce fuori campo, flashback, effetti particolari ecc.), come procede la narrazione, come si passa da un grande movimento all’altro, come si arriva al climax della vicenda e come si conclude.
Infine, a proposito delle forme filmiche corte (spot, video-clip, cortometraggi di finzione o di poesia), va detto che esse offrono buone basi per esercitarsi nell’analisi. Così come costituiscono una palestra obbligatoria per l’aspirante regista o attore, allo stesso tempo sono una tappa utile anche all’aspirante analista. Tuttavia, occorre differenziarli nettamente dai lungometraggi di finzione: gli spot sono legati a strategie esclusivamente commerciali; i video-clip sono indissolubilmente legati alla musica; i cortometraggi hanno natura di versa e possono essere di vario tipo.
Riassunti di cinema INTRODUZIONE ALL’ANALISI DEL FILM (F.Vanoye, E. Goliot-Lété)